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Adrenoleucodistrofia legata all’X: al via lo screening per i neonati lombardi

Adrenoleucodistrofia legata all’X: al via lo screening per i neonati lombardi

Il dr. Davide Tonduti (Milano): “Il progetto pilota durerà tre anni; ci aspettiamo tre o quattro bimbi all’anno affetti da questa grave malattia che colpisce il sistema nervoso e la ghiandola surrenale”

Milano – Dal primo settembre di quest’anno tutti i bambini nati in Lombardia hanno la possibilità di essere sottoposti allo screening neonatale non solo per le quasi 50 malattie che compongono il pannello nazionale obbligatorio, ma anche per una rara patologia genetica chiamata adrenoleucodistrofia legata all’X (X-ALD). Questo grazie a un progetto pilota, finanziato dal Ministero della Salute tramite il bando per la Ricerca Finalizzata e coordinato dal dr. Davide Tonduti, dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia Pediatrica dell’Ospedale Buzzi di Milano, in collaborazione con il Dipartimento di Pediatria e l’Unità Operativa Complessa di Screening Neonatale e Malattie Metaboliche. Il progetto durerà tre anni: è partito nel giugno scorso con la messa a punto della metodica e già da tre mesi sono iniziati i test.

L’obiettivo primario è identificare i neonati affetti da adrenoleucodistrofia legata all’X. La metodica, inoltre, potrebbe permettere di individuare anche alcuni pazienti affetti da altre patologie: la sindrome di Aicardi-Goutières e le malattie dello spettro Zellweger. “Si tratta di tre leucodistrofie, malattie ereditarie molto severe che colpiscono il sistema nervoso”, spiega il dr. Davide Tonduti, coordinatore del Centro per la diagnosi e cura delle leucodistrofie COALA.

Circa il 40% dei soggetti maschi portatori di mutazione del gene che causa X-ALD sviluppa – in genere fra i 3 e i 12 anni – la forma più severa, quella cerebrale: la prognosi è infausta nel giro di qualche anno, e difficilmente i pazienti arrivano all’età dell’adolescenza. Le forme a esordio tardivo, che si presentano nell’età adulta, di solito non sono altrettanto gravi: le manifestazioni sono rigidità e debolezza alle gambe e disturbi sfinterici. La X-ALD è una condizione multisistemica: infatti, oltre ai problemi neurologici, i pazienti possono sviluppare anche un’insufficienza corticosurrenalica (malattia di Addison). In genere solo i maschi presentano i sintomi, tuttavia in questa fase di studio pilota lo screening dei neonati lombardi riguarderà entrambi i sessi, perché individuare una femmina portatrice significa poter risalire ai suoi familiari maschi affetti. I risultati di questo studio saranno utili anche a fornire indicazioni in questo senso, nell’ipotesi – supportata dal dr. Tonduti – che in futuro lo screening per la X-ALD possa essere esteso a livello nazionale: al momento, infatti, non è chiaro se sia opportuno sottoporre al test solo i maschi o anche le femmine.

“Fortunatamente, per la forma cerebrale dell’adrenoleucodistrofia legata all’X esiste un’opzione terapeutica: il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, che è in grado di bloccare la progressione della malattia, ma non i danni che si sono già verificati”, chiarisce Tonduti. “Il trapianto, tuttavia, ha degli effetti collaterali molto impegnativi, pertanto non lo si può proporre a tutti i pazienti presintomatici, per i quali è fondamentale un attento monitoraggio che permetta di agire tempestivamente solo nei casi in cui sia necessario, ai primissimi segni di esordio di malattia. Per questo motivo il progetto non prevede solo la messa a punto della metodica di screening, ma anche e soprattutto la presa in carico multidisciplinare presso il centro COALA dei soggetti risultati positivi”.

Oggi è estremamente difficile che la malattia venga diagnosticata in tempi utili per poter intervenire con il trapianto, e per questo lo screening riveste un’importanza fondamentale. L’adrenoleucodistrofia legata all’X, fra l’altro, è fra le sette patologie indicate dai maggiori esperti italiani per un inserimento immediato nel pannello nazionale di screening. Il parere favorevole è stato espresso dal gruppo di lavoro nel Quaderno “SNE, prospettive di estensione del panel”, un documento realizzato nel 2020 dall’Osservatorio Malattie Rare.

“In Lombardia nascono circa 70.000 bambini all’anno, quindi ci aspettiamo di rilevare una decina di positivi al test all’anno, dei quali tre o quattro con adrenoleucodistrofia”, prosegue Tonduti. “Tuttavia, alcuni punti nascita non hanno accettato di far parte di questo progetto, e alcuni genitori non hanno voluto approfittare di questa opportunità, quindi al momento la percentuale di neonati sottoposti al test è intorno al 50%. Lo screening riguarderà solo i neonati a termine (sopra le 37 settimane di età gestazionale), per evitare fattori confondenti e avere dati il più possibile ‘puliti’: elementi fondamentali in questa prima fase di validazione dell’approccio diagnostico e di presa in carico”.

Le altre due leucodistrofie che sarà possibile rilevare – la sindrome di Aicardi-Goutières e le malattie dello spettro Zellweger – sono meno frequenti dell’adrenoleucodistrofia, e a differenza di questa colpiscono sia i maschi che le femmine. La sindrome di Aicardi-Goutières è una leucodistrofia con calcificazioni cerebrali, che esordisce nel primo anno di vita con febbri ricorrenti, disturbo dell’alimentazione, irritabilità, segni neurologici e microcefalia. “All’inizio, nei primi 10-12 mesi dall’esordio, è aggressiva e può portare a una disabilità molto grave dal punto di vista motorio e cognitivo, poi il processo si spegne e rimangono gli esiti di quanto accaduto, consentendo in alcuni casi di raggiungere l’età adulta. Per questa sindrome ci sono oggi delle nuove opzioni terapeutiche da valutare, come JAK-inibitori e antiretrovirali, che possono essere somministrati off-label”, sottolinea il dr. Tonduti. “Anche le malattie dello spettro Zellweger sono patologie neurologiche gravi, con esordio nei primi anni di vita e severità variabile, ma per queste condizioni, purtroppo, non ci sono ancora delle cure disponibili”.

Tutto il percorso di screening, presa in carico e follow-up di queste malattie viene svolto all’Ospedale Buzzi. “Nel nostro centro COALA per le leucodistrofie adottiamo un approccio multidisciplinare, con valutazioni combinate – per quanto riguarda l’adrenoleucodistrofia – da parte del neuropsichiatra infantile, del genetista clinico, dell’endocrinologo pediatra e del neuroradiologo”, conclude l’esperto. “Più complessa la gestione della sindrome di Aicardi-Goutières e delle malattie dello spettro Zellweger, che necessitano anche di altre figure professionali: ortopedico, chirurgo gastroenterologo, pediatra nutrizionista, dietista, reumatologo, immunologo, cardiologo e oculista, oltre ai terapisti della neuromotricità come il logopedista”.

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